MIROVIA

Sesta estinzione finestra rotta sull'olocene È L'universo in espansione riflesso della mia depressione Non ho sesso non ho nome muto in processo di ninfosi Il decesso di funzioni antropomorfiche ancestrali Spasmi protocerebrali sopra orizzonti verticali Rinoceronti Ionescani imitano bordi contorni umani Attingo dai flussi primordiali lassi di epoche antiche Dai cipressi secolari ai passi lungo terre smarrite Mi godo il silenzio di foreste primitive Le distese di tillite son testimoni della fine Proveniamo dall'acqua, muovo correnti di risacca Fammi annegare traslare dal mare a Kármán Scrivo in fondo ai fossi in fondo siamo pesci ossei Dagli abissi siluriani nutro sti mari mossi Foreste palizzate votate al buio sacrale Bestie specizzate dal diluvio primordiale Cieli segnati soffiano venti gelati Oceani eviscerati plasmano chelicerati Interi strati accumulati di giorni sedimentati Ereditati in tempi andati da eventi predestinati Necessito soccorsi non ho il battito dei polsi Riaffiorano dai golfi rettili Ittiosauromorfi Ho perso dentro corsi d'acqua il flusso di ricordi Sbiaditi dai tramonti gli occhi di animali morti I rituali nelle grotte con ossa sporche di varani In dono alla notte i corpi ai bordi di estuari Che ritornino nei laghi diano linfa ai tulipani Ridò voce ai temporali vissi le eclissi lunari E credi che sia possibile uscire da inferni di carne E perché se fisso le ombre poi loro restano ferme Disegnano altre forme creano sagome notturne Divorano lucerne masticandone le tarme Colleziono urne mi faranno da lanterne Adesso le caverne brillano di luci eterne Sulle porte di taverne il sangue che il buio secerne Non so come uscirne senza conseguenze interne